
Ho ritrovato nei miei archivi un articolo che ho scritto nel lontano novembre 2005 che ritengo non solo ancora valido ma che evidenzia come sia stia costantemente “ tornando al futuro “. Buona lettura!
La globalizzazione oggi
Non a caso alcuni anni, fa nel registrare la convinzione generale che l’indirizzo economico fosse orientato alla globalizzazione dei mercati , avevo espresso non solo perplessità ma anche preoccupazioni sull’esito che a medio termine questo avrebbe determinato sui mercati economici soprattutto del mondo occidentale.
A distanza di cinque anni dal mio primo articolo apparso sul giornale “ L’Agente “ della Fnaarc la situazione è nettamente peggiorata e anche le più nere ipotesi sono state superate. Il mondo occidentale ha fatto una folle corsa verso l’acquisizione della produzione a più basso costo rincorrendola a giro per il mondo spostando risorse a destra e a manca, depauperando le conoscenze dei distretti produttivi e soprattutto in funzione della produttività e della concorrenza impoverendo anche le retribuzioni e quindi la ricchezza media dei paesi “ ricchi “ . Questi paesi ricchi non lo sono più o almeno non come prima e i paesi in via di sviluppo che dovevano diventare più ricchi, quindi nuovi mercati, non lo sono diventati ( ad eccezioni di poche realtà come Cina e India ma che per ora non hanno creato un giro virtuoso di mercato aperto pur avendone le possibilità ) e questo ha ridotto i margini di vendita ma soprattutto di fatturato delle aziende non multinazionali ma nazionali, mentre ha aumentato nettamente i profitti delle società orientate al modo di interpretare in maniera unicamente utilitaristica la globalizzazione.
I no-global avevano visto bene il risvolto sociale di questa nuova forma di economia ma non avevano approfondito abbastanza il risvolto economico di questa realtà. Oggi dobbiamo seguire più attentamente i new-global che orientano il mondo della globalizzazione in due direzioni:
- Tempi più lenti di sviluppo del fenomeno con metodi di integrazione sul territorio e recupero in termini economici di ricchezza la dove le aziende vanno a collocare la produzione.
- Individuare i meccanismi di salvaguardia dei posti di lavoro dove si opera la delocalizzazione produttiva.
Tutto questo per dare nuovo slancio ai PIL dei paesi occidentali e soprattutto permettere alle realtà imprenditoriali di medio o piccolo cabotaggio di sopravvivere e di iniziare una nuova fase dove non sia determinante il prezzo ma il valore del prodotto in funzione dell’uso e della sua qualità.
Dovremo salvaguardare le produzioni locali evitando di cadere nella massificazione produttiva che rende inutile intelligenza e inventiva a vantaggio della vendita in scala anonima e vuota di significati.
Novembre 2005